Il tartufo
La tartuficoltura
Il tartufo può vivere e svilupparsi in natura, oppure può essere coltivato attraverso la tecnica della tartuficoltura.
Per tartuficoltura si intende l’insieme delle tecniche colturali e di gestione per la produzione di tartufo.
La coltivazione dei tartufi fonda le origini sin dal XVI secolo, ma le prime tecniche a base scientifica si trovano negli ultimi decenni dell’800. I fattori che concorrono alla buona riuscita della coltivazione sono molteplici:
- La pianta micorrizata
Le piante micorrizate con tartufo sono prodotte in vivaio, per evitare contaminazioni. I semenzali, dopo pochi mesi dalla semina, vengono inoculati con tartufo e allevati per circa un anno in ambiente protetto. - Il sito di impianto e le caratteristiche pedoclimatiche
Il tartufo bianco (Tuber Magnatum) predilige un ambiente meno luminoso, in cui la vegetazione ricopre completamente il terreno e lo protegge da sbalzi termini e insolazione.
Il tartufo nero pregiato (Tuber Melanosporum), al contrario, vive in ambienti aperti, con rada vegetazione ed esposizione al sole.
A parte questi due casi, per le altre specie di tartufo l’ambiente ideale di sviluppo non è così definito, anche considerato il variegato ambiente italiano (rispetto ad esempio alle lande spagnole)

La gestione del suolo e delle piante simbionti
Le cure colturali sull’impianto sono molteplici e cambiano a seconda della fase temporale. Nei primi anni si tende a creare le migliori condizioni per lo sviluppo della pianta e del tartufo, mentre negli anni successivi le azioni sono più di mantenimento della situazione.
Una tecnica colturale che si dimostra utile è la distribuzione di inoculo sporale, che va ad incrementare lo sviluppo del micelio e delle micorrize. Grazie alla cooperazione con un azienda di trasformazione locale, Pedemontis dispone di enormi quantità di materiale che ci permette di operare con inoculi sporali delle quattro varietà principali di tartufo.
La tartuficoltura applicata alle conoscenze scientifiche sta fornendo ottimi risultati nel caso di Tuber Melanosporum e Tuber Aestivum, mentre significativi risultati li abbiamo ottenuti per il Tuber Magnatum, nonostante il suo habitat sia difficilmente ricostituibile.
La tartuficoltura, a fronte di un mercato sempre più esigente, sta assumendo un ruolo sempre più importante di fronte alla riduzione di produzione naturale di tartufi.
Il calo delle disponibilità naturali è dovuto sia a cause umane (disboscamenti, inquinamento, non rispetto dell’ecosistema), che a cause climatiche (aumento delle temperature).
Le coltivazioni di tartufo
La specie più pregiata di tartufo che viene coltivata con buoni risultati è il Tuber Melanosporum. Infatti, anche in annate negative, le tecniche colturali possono mitigare l’effetto della stagionalità.
A seguire il Tuber Aestivum, che di natura è molto adattabile. Altre coltivazioni si segnalano per il Tuber Borchii e Tuber Brumale, ma in misura minore.
Per concludere, la tartuficoltura può rappresentare una valida opportunità nell’ottica di una agricoltura multifunzionale, arricchendo l’offerta di produzioni aziendali o agriturismi locali. Parallelamente la tartuficoltura aiuta l’ambiente, è un metodo completamente naturale che tutela la biodiversità, recupera territori abbandonati e li rilancia a livello socio-economico.

Vivaistica delle piante micorizzate
La tartuficoltura moderna si basa sull’inoculazione, effettuata su semenziali di circa uno o due mesi.
È necessario che i vivai che effettuano questa operazione rispettino al massimo le condizioni igieniche di sterilità per evitare inquinamenti.
L’inoculazione può essere effettuata con diverse metodologie:
- inoculazione sporale: è ottenuta da ascomi freschi o conservati per inoculare giovani piantine semi-sterili. Questo metodo può essere applicato con successo su specie pregiate di tartufi (Tuber Melanosporum, Tuber Aestivum), mentre ad oggi sono ancora bassi i risultati riguardo il Tuber Magnatum.
- inoculazione miceliare: fino ad oggi questa tecnica ha riguardato piantine a scopi scientifici. Il metodo consiste nell’isolamento del micelio, nel farlo crescere in vitro al fine di miscelarlo al substrato di terra dove la piantina crescerà.
- inoculazione per approssimazione radicale: è una tecnica alternativa, che sftutta la capacità di diffusione dell’infezione micorrizica. Riguarda l’inoculazione di piante sterili, mettendo a contatto i loro apparati radicali con quelli di una pianta colonizzata con tartufo.
Vivaistica e problemi del mercato
Il mercato oggi offre purtroppo delle piante senza garanzie sufficienti o contaminate da specie fungine diverse dal tartufo. Risulta pertanto difficile orientarsi ed avere una chiara situazione, soprattutto riguardo i livelli di prezzo.
Per delimitare questo problema è indispensabile che:
Tutte le piante in commercio micorrizzate con tartufo devono essere certificate;
- deve essere stabilito un sistema unico di certificazione nazionale per tutti gli imprenditori del settore
- deve vivere un sistema di controllo attivo su due livelli: il primo step spetta ai vivai, che si avvarranno di laboratori esterni certificati, mentre il
- secondo step tocca le Regioni, con controlli a campione sui lotti di piantine.